HLS PILAC

. Vedi in generale Irina Buga, Modification of Treaties by Subsequent Practice 63-71, 209 (2018).

. Vedi VCLT arts. 11-17. Ma vedi id. all’art. 18. Si noti, tuttavia, che uno Stato che non stipula un trattato sarebbe comunque vincolato da una norma contenuta in quel trattato nella misura in cui tale norma rifletta il diritto internazionale consuetudinario.

. Vedi VCLT art. 20(3)(5) (“Ai fini dei paragrafi 2 e 4 e a meno che il trattato non disponga altrimenti, una riserva è considerata accettata da uno Stato se esso non ha sollevato alcuna obiezione alla riserva entro la fine di un periodo di dodici mesi dalla notifica della riserva stessa o entro la data in cui ha espresso il suo consenso ad essere vincolato dal trattato, se questa è posteriore”).

. Vedi VCLT art. 19(2).

. Vedi UNCLOS art. 252 (citato in Kopela, sopra nota 6, a 90 n.18).

. Vedere Marques Antunes, sopra nota 6, a par. 19; vedi anche Buzzini, sopra nota 6, a 84-117.

. Vedi, ad esempio, UNCLOS art. 252 (citato in Kopela, sopra nota 6, a 90 n.18).

. Per esempio, nel caso Asylum, la CIG ha espresso l’opinione che il Perù – astenendosi dal ratificare le Convenzioni di Montevideo del 1933 e del 1939 – ha “ripudiato” una consuetudine riguardante l’asilo diplomatico che era inclusa in quegli strumenti. Asilo, Sentenza, sopra nota 10, a 277-78 (“La Corte non può quindi ritenere che il governo colombiano abbia provato l’esistenza di una tale consuetudine. Ma anche se si potesse supporre che una tale consuetudine esistesse solo tra alcuni Stati latino-americani, essa non potrebbe essere invocata contro il Perù che, lungi dall’avervi aderito con il suo atteggiamento, l’ha, al contrario, ripudiata astenendosi dal ratificare le Convenzioni di Montevideo del 1933 e del 1939, che furono le prime a includere una norma relativa alla qualificazione del reato in materia di asilo diplomatico”). (enfasi aggiunta; citato in Kopela, sopra nota 6, a 90 n.19).

. Vedi Ian Brownlie, Principles of Public International Law 8 (6a ed., 2003).

. Si veda, ad esempio, Jurisdiction of the European Commission of the Danube, Advisory Opinion, 1927 P.C.I.J. (ser. B) No. 14, at 36-37 (Dec. 8) (“A questo proposito la Corte desidera registrare che, nel corso degli argomenti presentati a nome della Romania, è stato più di una volta ammesso che la Commissione europea può aver esercitato alcuni poteri nel settore contestato; ma che, allo stesso tempo, è stato sostenuto che tale esercizio era basato sulla semplice tolleranza da parte dello Stato territoriale e che la tolleranza non poteva servire come base per la creazione di diritti legali. A questo proposito basterà osservare che, secondo l’interpretazione dell’articolo 6 dello Statuto definitivo adottata dalla Corte, anche se, prima della guerra, un esercizio effettivo di certi poteri da parte della Commissione sopra Galatz si basava su una semplice tolleranza, questa pratica è stata ora trasformata in un diritto legale dall’articolo 6 dello Statuto definitivo. Non è quindi necessario esaminare se, nel diritto internazionale, l’esercizio continuato di certi poteri non avrebbe potuto convertire in un diritto legale anche una situazione considerata dalla Romania come una semplice tolleranza. Non si può sostenere che l’articolo 6 fosse inteso a continuare in uno stato di mera tolleranza la situazione che esisteva prima della guerra; perché la tolleranza implica una negazione del diritto; e, come si è già dimostrato, sarebbe del tutto in contrasto con il sistema giuridico stabilito dallo Statuto Definitivo, se su un settore del fiume nessuna delle due commissioni dovesse avere alcun potere legale”).

. Vedi sopra nota 20.

. Cfr. Marques Antunes, sopra nota 6, par. 2. Almeno secondo l’opinione della studiosa Irina Buga, “il problema fondamentale nell’identificare l’acquiescenza è determinare quando essa rifletta effettivamente il consenso, rispetto alla semplice azione o inazione degli Stati basata su varie considerazioni, come la convenienza politica o semplicemente la mancanza di occasioni per reagire”. Buga, sopra nota 28, a 69 (citando MacGibbon, The Scope of Acquiescence, sopra nota 6, a 172 e Marcelo G. Kohen, Desuetude and Obsolescence of Treaties, in The Law of Treaties Beyond the Vienna Convention 350 (Enzo Cannizzaro ed., 2011).

. Vedi Rights of U.S. Nationals, sopra nota 10, a 200-1 (caratterizzando la situazione in cui gli Stati Uniti hanno continuato dopo il 1937 ad esercitare la giurisdizione consolare su tutti i casi penali e civili in cui i cittadini statunitensi erano imputati, come una situazione che deve essere considerata come una situazione provvisoria accettata dalle autorità marocchine).

. Vedi Tempio di Preah Vihear, Sentenza, sopra nota 8, a 23 (trovando che la prolungata assenza di una reazione da parte della Thailandia – in circostanze che richiedevano una reazione – era la prova dell’acquiescenza della Thailandia ad una mappa che descriveva la posizione del Tempio di Préah Vihéar sul lato cambogiano della linea di confine); Sovranità su Pedra Branca/Pulau Batu Puteh, Sentenza, sopra nota 10, a 50-51 (esprimendo l’opinione che l’assenza di una reazione a certe manifestazioni di manifestazione della sovranità può equivalere ad acquiescenza e che, di conseguenza, il silenzio può parlare, ma solo se la condotta dell’altro Stato richiede una risposta) (citazioni omesse); Land and Maritime Boundary, Judgment, sopra nota 10, a 351, 352-53, 354-55 (considerando che quando un trattato stabilisce un confine determinato, le circostanze richiedono solo eccezionalmente una reazione perché la preferenza deve essere data al detentore del titolo, e concludendo che il Camerun non aveva acquiescuto all’abbandono del suo titolo); Sovranità su Pulau Ligitan, sentenza, sopra nota 10, a 650 (constatando che la mancanza di reazione da parte del governo britannico a una linea su una mappa non può, nelle circostanze del caso, essere considerata come un’acquiescenza a tale linea; tali circostanze includevano quanto segue: il memorandum esplicativo e la mappa erano stati “semplicemente inoltrati” al governo britannico dall’agente diplomatico dei Paesi Bassi all’Aia (quindi, il memorandum e la mappa non furono mai trasmessi formalmente dal governo olandese al governo britannico); l’agente dei Paesi Bassi aveva specificato che la mappa era stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale dei Paesi Bassi e faceva parte di un rapporto presentato alla seconda camera degli Stati generali; quell’agente aveva aggiunto che “la mappa sembra essere l’unica caratteristica interessante di un documento che non richiede altrimenti un commento speciale”; e il ministro britannico all’Aia non aveva attirato l’attenzione delle sue autorità sulla linea rossa tracciata sulla mappa tra le altre linee); Mar dei Caraibi, obiezioni preliminari, sopra nota 10, a 25 (esprimendo l’opinione che la CIG non è in grado di leggere nell’assenza di qualsiasi obiezione da parte delle altre parti del Trattato americano sulla sistemazione del Pacifico (Patto di Bogotà), 30 U.N.T.S. 55 (1948), rispetto a tale notifica un accordo, ai sensi dell’articolo 31(3)(b) del VCLT, riguardo all’interpretazione della Colombia del suo articolo LVI, e considerando inoltre che l’assenza di qualsiasi commento da parte del Nicaragua non equivale ad acquiescenza); Nicaraguan Coast, Preliminary Objections, sopra nota 10, a 122 (lo stesso).

. Cfr. Asilo, Sentenza, sopra nota 10, a 277-78 (ritenendo che il silenzio del Perù – sotto forma di ripudio di una consuetudine regionale in materia di asilo diplomatico attraverso l’astensione dalla ratifica di strumenti in cui tale consuetudine si rifletteva – precludesse la constatazione dell’esistenza di tale consuetudine nei confronti del Perù).

. Cfr. Military and Paramilitary Activities, Jurisdiction and Admissibility, sopra la nota 10, a 408-09 (stabilendo che il Nicaragua aveva acconsentito alla giurisdizione della Corte perché il Nicaragua era stato regolarmente inserito, su molteplici pubblicazioni ufficiali, nella lista di quegli Stati che avevano riconosciuto la giurisdizione obbligatoria della Corte – una pratica che era stata condotta per quasi quattro decenni e che aveva fornito al Nicaragua la possibilità di accettare o rifiutare tale richiesta).

. Vedi Pesca, Sentenza, sopra nota 7, a 138-39 (“Il governo del Regno Unito ha sostenuto che il sistema norvegese di delimitazione non gli era noto e che il sistema mancava quindi della notorietà essenziale per fornire la base di un titolo storico applicabile contro di esso. La Corte non può accettare questo punto di vista. Come Stato costiero del Mare del Nord, fortemente interessato alla pesca in questa zona, come potenza marittima tradizionalmente interessata al diritto del mare e preoccupata in particolare di difendere la libertà dei mari, il Regno Unito non poteva ignorare il decreto del 1869 che aveva subito provocato una richiesta di spiegazioni da parte del governo francese. Né, conoscendolo, poteva essere in errore sul significato dei suoi termini, che lo descrivevano chiaramente come l’applicazione di un sistema. La stessa osservazione vale a fortiori per il decreto del 1889 relativo alla delimitazione di Romsdal e Nordmore che deve essere apparso al Regno Unito come una reiterata manifestazione della pratica norvegese. L’atteggiamento della Norvegia nei confronti della Convenzione sulla pesca nel Mare del Nord (polizia) del 1882 è un ulteriore fatto che deve aver subito attirato l’attenzione della Gran Bretagna. Non c’è quasi nessuna convenzione di pesca di maggiore importanza per gli Stati costieri del Mare del Nord o di maggiore interesse per la Gran Bretagna. Il rifiuto della Norvegia di aderire a questa convenzione ha chiaramente sollevato la questione della delimitazione del suo dominio marittimo, soprattutto per quanto riguarda le baie, la questione della loro delimitazione per mezzo di linee rette di cui la Norvegia ha contestato la lunghezza massima adottata nella convenzione. Considerando il fatto che pochi anni prima, la delimitazione di Sunnmöre con il decreto del 1869 era stata presentata come un’applicazione del sistema norvegese, non si può evitare la conclusione che, da quel momento in poi, tutti gli elementi del problema delle acque costiere norvegesi erano stati chiaramente indicati. I passi successivamente compiuti dalla Gran Bretagna per assicurare l’adesione della Norvegia alla Convenzione dimostrano chiaramente che essa era consapevole e interessata alla questione. La Corte nota che rispetto a una situazione che poteva solo essere rafforzata con il passare del tempo, il governo del Regno Unito si è astenuto dal formulare riserve. La notorietà dei fatti, la tolleranza generale della comunità internazionale, la posizione della Gran Bretagna nel Mare del Nord, il suo proprio interesse nella questione e la sua prolungata astensione giustificherebbero in ogni caso l’applicazione da parte della Norvegia del suo sistema contro il Regno Unito”). (enfasi aggiunta).

. Marques Antunes, sopra nota 6, al paragrafo 2 (riferimenti interni omessi). Si veda anche MacGibbon, The Scope of Acquiescence, sopra nota 6, a 143 (affermando che “cquiescence, nel senso accettato dal dizionario di tacito accordo o consenso, è essenzialmente un concetto negativo. Nel presente articolo è usato per descrivere l’inazione di uno Stato che si trova di fronte ad una situazione che costituisce una minaccia o una violazione dei suoi diritti: non è inteso a connotare le forme in cui uno Stato può significare il suo consenso o la sua approvazione in una posizione. L’acquiescenza prende così la forma del silenzio o dell’assenza di protesta in circostanze che richiedono generalmente una reazione positiva che significhi un’obiezione”).

. Tempio di Preah Vihear, Sentenza, sopra nota 8, a 23. Si veda anche Marques Antunes, sopra nota 6, al par. 19.

. Vedere Marques Antunes, sopra nota 6, al paragrafo 21. Vedi anche Buga, sopra nota 28, a 68-70; Gennady M. Danilenko, The The Theory of International Customary Law, 31 German Y.B. Int’l L. 9, 40 (1988) (“Nel diritto internazionale, la condotta degli Stati inattivi implica la tacita approvazione di una pratica e crea conseguenze giuridiche solo se sono state soddisfatte certe condizioni. In primo luogo, è necessario che la pratica colpisca direttamente o indirettamente gli interessi e i diritti di uno Stato inattivo, perché altrimenti non ci sarebbe motivo di aspettarsi una protesta. In secondo luogo, lo Stato inattivo deve essere consapevole delle pretese giuridiche per le quali si presume il consenso in caso di assenza di protesta”).

. Thomas Cottier & Jörg Paul Müller, Estoppel, in Max Planck Encyclopedia of Public International Law para. 1 (Rüdiger Wolfrum ed., 2007). Vedi anche Buga, sopra nota 28, a 68-70; I. C. MacGibbon, Estoppel in International Law, 7 Int’l & Comp. L. Q. 468 (1958).

. Arnold D. McNair, The Legality of the Occupation of the Ruhr, 5 Brit. Y.B. Int’l L. 17, 25 (1924).

. Vedi Charles T. Kotuby, Jr. & Luke A. Sobota, Principi generali del diritto e del giusto processo internazionale: Principles and Norms Applicable in Transnational Disputes xvii (2017).

. Si veda, ad esempio, Delimitation of the Maritime Boundary in the Gulf of Maine Area (Can./U.S.A.), Judgment, 1984 I.C.J. Reports, 246, 305 (Oct. 12) (hereinafter, Gulf of Maine, Judgment) (affermando che, “ccording to one view, preclusion is in fact the procedural aspect and estoppel the substantive aspect of the same principle,” ma espressamente non impegnandosi a questo punto su un “theoretical debate”).

. Vedi Dispute concerning Delimitation of the Maritime Boundary between Bangladesh and Myanmar in the Bay of Bengal (Bang./Myan.), Case No. 16, Judgment of Mar. 14, 2012, ITLOS Rep. 4, 42 (“The Tribunal observes that, in international law, a situation of estoppel exists when a State, by its conduct, has created the appearance of a particular situation and another State, relying on such conduct in good faith, has acted or abstained from an action to its detriment. L’effetto della nozione di estoppel è che ad uno Stato è precluso, dalla sua condotta, di affermare che non ha accettato o riconosciuto una certa situazione”); vedi anche Cottier & Müller, sopra nota 48, al par. 1.

. Tempio di Preah Vihear, Sentenza, sopra nota 8, Dissenting Opinion di Sir Percy Spender, a 143-144.

. Cottier & Müller, par. 1. Si è quindi detto che l’estoppel opera come una delle “concretizzazioni” della buona fede e dell’equità nei procedimenti davanti alle corti e ai tribunali internazionali. Vedi Markus Kotzur, Good Faith (Bona fide), in Max Planck Encyclopedia of Public International Law para. 24 (Rüdiger Wolfrum ed., 2009).

. Marques Antunes, sopra nota 6, al paragrafo 24. Vedi Phil C.W. Chan, Acquiescenza/Estoppel nei confini internazionali: Temple of Preah Vihear Revisited, 3 Chin. J. Int’l L. 421 (2004); Das, sopra nota 6; Sinclair, sopra nota 6; D. W. Bowett, Estoppel before International Tribunals and Its Relation to Acquiescence, 33 Brit. Y.B. Int’l L. 176 (1957).

. Golfo del Maine, sentenza, sopra nota 51, a 305.

. Marques Antunes, sopra nota 6, al paragrafo 24.

. Golfo del Maine, Sentenza, sopra nota 51, a 305 (citando il North Sea Continental Shelf (Fed. Rep. Ger./Neth.), Sentenza, 1969 I.C.J. Reports, 3, 26 (20 febbraio), che afferma, in parte rilevante: “Tenuto conto di queste considerazioni di principio, sembra alla Corte che solo l’esistenza di una situazione di estoppel potrebbe bastare a dare sostanza a questa contesa,-cioè se alla Repubblica Federale fosse ormai precluso di negare l’applicabilità del régime convenzionale, in ragione di comportamenti passati, dichiarazioni, ecc, che non solo dimostravano chiaramente e costantemente l’accettazione di tale regime, ma che avevano anche fatto sì che la Danimarca o i Paesi Bassi, facendo affidamento su tale comportamento, cambiassero posizione o subissero qualche pregiudizio”).

. Marques Antunes, sopra nota 6, al paragrafo 24.

. Christophe Eick, Protesta, in Max Planck Encyclopedia of Public International Law para. 1 (Rüdiger Wolfrum ed., 2006).

. Id. al par. 1 (enfasi originale); vedi anche id. (spiegando che “la protesta ha quindi l’effetto opposto a quello del riconoscimento. Il suo scopo è quello di impedire che una situazione diventi opponibile ad un soggetto di diritto internazionale che protesta contro di essa, e può così privarla di qualsiasi effetto giuridico. Usata in questo modo, una protesta può avere un effetto sulla formazione di titoli storici come la prescrizione acquisitiva”).

. Id. al par. 13; vedere ulteriormente id. (spiegando che “lo Stato può voler fare affidamento su una protesta al fine di negare una particolare rivendicazione basata sulla prescrizione acquisitiva. Le proteste possono anche avere un effetto sulla formazione del diritto internazionale consuetudinario quando costituiscono la prova di una pratica generale accettata dal diritto, o, al contrario, la prova che non esiste una tale pratica generale accettata. Uno Stato che protesta può anche cercare di escludere l’applicazione di una regola di diritto internazionale consuetudinario per la propria condotta, assumendo il ruolo di obiettore persistente”).

. Cfr. id. al par. 9.

. Cfr. Marques Antunes, sopra nota 6, a para. 14 (“Un’altra area importante sulla quale l’acquiescenza può avere un impatto è quella delle fonti del diritto latissimo sensu. Per quanto riguarda i trattati, questioni come l’interpretazione (ad esempio la prassi successiva nell’applicazione di un trattato), l’invalidità (ad esempio la perdita del diritto di invocare un motivo di invalidità, la risoluzione, il ritiro o la sospensione di un trattato; l’errore in circostanze tali che lo Stato avrebbe dovuto essere a conoscenza di un possibile errore), e i cambiamenti fondamentali delle circostanze sono collegati alla nozione di acquiescenza e ai suoi effetti. Ad un altro livello, i trattati possono esplicitamente escludere l’operatività dell’acquiescenza in relazione a certi aspetti; o al contrario, stabilire che il silenzio o l’inazione corrisponde ad un certo effetto (ad esempio l’accettazione delle riserve)”).

. Int’l L. Comm., Draft Conclusions on Subsequent agreements and subsequent practice in relation to the interpretation of treaties, in Report of the International Law Commission, A/73/10, 70th Session, Supp. No. 10, 2018, 15, http://legal.un.org/ilc/reports/2018/english/a_73_10_advance.pdf, permalink: https://perma.cc/24PR-BEHR (progetto di conclusione 10, par. 2) (enfasi aggiunta) (di seguito, Progetto di conclusioni dell’accordo successivo).

. Id. a 79 (citando il Tempio di Preah Vihear, Sentenza, sopra nota 8). L’ILC ha anche citato altri procedimenti della ICJ – così come il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY) e l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) – a sostegno dell’idea generale che il silenzio, o l’inazione, può avere un significato giuridico quando le circostanze richiedono una reazione. Id. a 79, n. 430 (citando Oil Platforms (Iran v. U.S.A.), Preliminary Objection, 1996 I.C.J. Reports, 803, 815 (Dec. 12); Military and Paramilitary Activities, Jurisdiction and Admissibility, sopra nota 10, a 410; Prosecutor v. Furundžija, Trial Chamber, Judgment, Case No. IT-95-17/1-T, Dec. 10, 1998, ICTY, paras. 165 e segg. al par. 179; Rantsev v. Cipro e Russia, n. 25965/04, 7 gennaio 2010, CEDU 2010 (estratti), par. 285; cautamente: WTO Appellate Body Report, EC – Chicken Cuts WT/DS269/AB/R and Corr.1, WT/DS286/AB/R and Corr.1, adottato il 27 settembre 2005, par. 272 (di seguito, WTO, Chicken Cuts); si veda anche, per un’opinione limitata, Iran-United States Claims Tribunal, Award No. 30-16-3, RayGo Wagner Equipment Company v. Iran Express Terminal Corporation, Iran-United States Claims Tribunal Reports, vol. 2 (1983), 141, a 144; The Question whether the re-evaluation of the German Mark in 1961 and 1969 constitutes a case for application of the clause in article 2 (e) of Annex I A of the 1953 Agreement on German External Debts between Belgium, France, Switzerland, the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland and the United States of America on the one hand and the Federal Republic of Germany on the other, May 16, 1980, UNRIAA, vol. XIX, 67-145, 103-104).

. Draft Subsequent Agreement Conclusions, sopra nota 65, a 79 (enfasi aggiunta).

. Id. a 80 (enfasi aggiunta).

. Id. (enfasi aggiunta; citando Land and Maritime Boundary, Judgment, sopra nota 10, a 351; Frontier Dispute (Bur. Faso/Mali), Judgment, 1986 I.C.J. Reports, 554, 586 (Dec. 22); Case concerning the delimitation of the maritime boundary between Guinea-Bissau and Senegal (Guin.-Bis. v. Sen.), Premio, 31 luglio 1989, XX UNRIAA (Vendite n. E/F.93.V.3), 119, 181).

. Id. a 81 (citando Kasikili/Sedudu Island (Botsw./Nam.), Sentenza, 1999 I.C.J. Reports, 1045, 1089-1091 (Dec. 13)).

. Id.

. Id. (citando WTO, Chicken Cuts, sopra nota 66, al par. 272).

. I commentari dell’ILC hanno spiegato che la bozza di conclusione 13, paragrafo 3, non crea un’eccezione alla regola generale che il silenzio può costituire un’accettazione della pratica successiva quando le circostanze richiedono una reazione, ma applica invece la regola ai casi tipici di pronunce di organismi esperti. Id. a 113.

. Le informazioni originali fornite dall’Australia non sono apparentemente disponibili sul sito web dell’ILC, ma tali informazioni sono fornite in un rapporto compilato dall’ILC. Vedi Int’l L. Comm., 70a Sessione, A/CN.4/712 (21 febbraio 2018), 23.

. Vedi informazioni presentate dalla Bielorussia, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/russian/sasp_belarus.pdf&lang=R, permalink: https://perma.cc/Q3DR-5F84.

. Vedi le informazioni presentate dalla Repubblica Ceca, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/sasp_czech_republic.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/8RF6-8M2T.

. Vedi le informazioni fornite da El Salvador, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/spanish/sasp_el_salvador.pdf&lang=S, permalink: https://perma.cc/Y5W3-L49H.

. Vedi le informazioni inserite da Germania, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/sasp_germany.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/MHX7-R4HJ.

. Vedi le informazioni fornite dai Paesi Bassi, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/sasp_netherlands.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/9A3B-PZS9.

. Vedi le informazioni fornite dalla Spagna, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/spanish/sasp_spain.pdf&lang=S, permalink: https://perma.cc/Q9JR-3B6E.

. Vedi le informazioni presentate dalla Svezia (a nome dei paesi nordici), http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/sasp_sweden_nordic.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/M4ZZ-86VF.

. Vedi le informazioni presentate dal Regno Unito, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/sasp_uk.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/D9XY-CQX9.

. Vedi le informazioni fornite dagli Stati Uniti, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/sasp_usa.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/J25M-U6CM.

. Int’l L. Comm., 70ª Sessione, A/CN.4/712 (21 febbraio 2018), 23 (enfasi aggiunta).

. Id.

. Id. (enfasi aggiunta).

. Vedi Progetto di conclusioni dell’accordo successivo, sopra nota 65, a 15 (progetto di conclusione 10, paragrafo 2).

. Int’l L. Comm., Draft Conclusions on Identification of customary international law, in Report of the International Law Commission, A/73/10, 70th Session, Supp. No. 10, 2018, 119, http://legal.un.org/ilc/reports/2018/english/a_73_10_advance.pdf, permalink: https://perma.cc/24PR-BEHR (progetto di conclusione 2) (enfasi aggiunta) (di seguito, Progetto di conclusioni CIL). Nell’effettuare tale valutazione, “si deve tener conto del contesto generale, della natura della norma e delle circostanze particolari in cui si trovano le prove in questione.” Id. (progetto di conclusione 3, paragrafo 1). Secondo l’approccio dei “due elementi”, ciascuno dei due elementi costitutivi – (1) una pratica generale (2) che è accettata come legge (opinio juris) – deve essere accertato separatamente sulla base di una valutazione delle prove per ciascuno. Id. (progetto di conclusione 3, paragrafo 2).

. Id. (bozza di conclusione 4, par. 1). La “prassi dello Stato” come elemento costitutivo del diritto internazionale consuetudinario consiste nella “condotta dello Stato, sia nell’esercizio delle sue funzioni esecutive, legislative, giudiziarie o di altro tipo”. Id. a 120 (progetto di conclusione 5).

. Id. a 119 (progetto di conclusione 4, paragrafo 2).

. Id. a 120 (bozza di conclusione 6, paragrafo 1) (enfasi aggiunta). Inoltre, “non esiste una gerarchia predeterminata tra le varie forme di pratica”. Id. (bozza di conclusione 6, paragrafo 3). Nel valutare la pratica di uno Stato, si deve tener conto di tutta la pratica disponibile di quel particolare Stato, che deve essere valutata nel suo insieme. Id. (progetto di conclusione 7, paragrafo 1). Se la prassi di uno Stato particolare varia, il peso da attribuire a tale prassi può, a seconda delle circostanze, essere ridotto. Id. (progetto di conclusione 7, par. 2). Non è richiesta una durata particolare, purché la prassi sia generale. Id. (progetto di conclusione 8, par. 2).

. Id. a 133 (enfasi aggiunta).

. Id.

. Vedi informazioni presentate dall’Austria, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/icil_austria.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/UY2Z-WDS6.

. Vedi le informazioni fornite dalla Bielorussia, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/russian/icil_belarus.pdf&lang=R, permalink: https://perma.cc/2ESE-8D2B.

. Vedi le informazioni fornite dalla Cina, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/chinese/icil_china.pdf&lang=C, permalink: https://perma.cc/FGZ5-FBBG.

. Vedi le informazioni fornite dalla Repubblica Ceca, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/icil_czech_republic.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/3YEB-6G2M.

. Vedi le informazioni presentate dalla Danimarca (a nome dei paesi nordici), http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/icil_denmark.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/23QW-E95E.

. Vedi le informazioni presentate da El Salvador, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/spanish/icil_el_salvador.pdf&lang=S, permalink: https://perma.cc/YR5E-ZR6N.

. Vedi le informazioni inserite da Israele, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/icil_israel.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/YR5E-ZR6N.

. Vedi le informazioni fornite dai Paesi Bassi, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/icil_netherlands.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/9JTE-4EZP.

. Vedi le informazioni fornite dalla Nuova Zelanda, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/icil_new_zealand.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/2M4J-F7ER.

. Vedi le informazioni fornite dalla Corea del Sud, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/icil_republic_of_korea.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/HML4-Z5C8.

. Vedi le informazioni fornite da Singapore, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/icil_singapore.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/5YWQ-HC47.

. Vedi le informazioni fornite dagli Stati Uniti, http://legal.un.org/docs/?path=../ilc/sessions/70/pdfs/english/icil_usa.pdf&lang=E, permalink: https://perma.cc/99VB-MDE5.

. Int’l L. Comm. 70° Sess., A/CN.4/716 (14 febbraio 2018), 24 (notando che, “per quanto riguarda la discussione nel progetto di conclusione sul fatto che l’inazione possa servire come indicatore della pratica dello Stato, vorremmo vedere una precisazione nel testo del progetto di conclusione che l’inazione può essere presa in considerazione come pratica solo quando è deliberata.”).

. Id. (enfasi aggiunta).

. Id.

. Id. a 26. I Paesi Bassi attribuivano “molta importanza” a questa qualifica. Id.

. Id. La Nuova Zelanda ha notato la sua “esitazione” nel considerare l’inazione come parte della pratica statale. Id.

. Id. a 27.

. Id.

. Id. a 28 (enfasi aggiunta).

. Id. (enfasi aggiunta).

. Id. (enfasi aggiunta). Inoltre, gli Stati Uniti hanno aggiunto che “la condotta operativa effettiva è spesso la forma più probante della pratica di uno Stato”. Id. a 29.

. Vedi Progetto di conclusioni del CIL, sopra nota 88, a 120 (progetto di conclusione 9, paragrafo 2).

. Id. (progetto di conclusione 9, par. 1).

. Id. (bozza di conclusione 10, par. 1). Tra le forme individuate vi sono le dichiarazioni pubbliche fatte a nome degli Stati; i pareri giuridici governativi; la corrispondenza diplomatica; la condotta in relazione alle risoluzioni adottate da un’organizzazione internazionale. Id. (progetto di conclusione 10, par. 2).

. Id. (bozza di conclusione 10, par. 3) (enfasi aggiunta).

. Id. a 121 (progetto di conclusione 15, paragrafo 1). L’obiezione deve soddisfare tre criteri – deve essere: (i) chiaramente espressa; (ii) resa nota agli altri Stati; e (iii) mantenuta in modo persistente. Id. (progetto di conclusione 15, paragrafo 2). Il progetto di conclusione riguardante un “obiettore persistente” è, tuttavia, espressamente “senza pregiudizio per qualsiasi questione riguardante norme perentorie di diritto internazionale generale (jus cogens)”. Id. (progetto di conclusione 15, paragrafo 3).

. Id. a 141-42.

. Id. a 142.

. Id. (citando Sovereignty over Pedra Branca/Pulau Batu Puteh, Sentenza, sopra nota 10, a 50-51).

. Id. (enfasi aggiunta).

. Int’l L. Comm., 70a Sessione, A/CN.4/716 (14 febbraio 2018), 39 (enfasi aggiunta).

. Id. a 40 (enfasi originale).

. Id.

. Id. a 41 (enfasi aggiunta).

. Id.

. Id.

. Id. (enfasi aggiunta).

. Id. a 42 (enfasi aggiunta).

. Id.

. Id.

. Secondo lo studioso Georg Schwarzenberger, lo jus dispositivum comprende quelle regole di diritto internazionale “capaci di essere modificate da impegni consensuali contrari”. Georg Schwarzenberger, Diritto internazionale e ordine 5 (1971).

. Int’l L. Comm., Rapporto della Commissione di diritto internazionale, A/71/10, 68a sessione, supplemento n. 10, 2016, 299. “La maggior parte del diritto internazionale” – almeno secondo il gruppo di studio dell’ILC sulla frammentazione del diritto internazionale – “è dispositiva” in questo senso. Int’l L. Comm., Conclusioni dei lavori del Gruppo di studio sulla frammentazione del diritto internazionale: Difficulties arising from the Diversification and Expansion of International Law, in Report of the Commission to the General Assembly on the work of its fifty-eighth session, Y.B. Int’l L. Comm., vol. II, part two, 2006, A/CN.4/SER.A/2006/Add.l (Part 2), 178. Vedi anche Progetto di articoli sul diritto dei trattati con commenti, Y.B. Int’l L. Comm., 1966, vol. II, A/CN.4/SER.A/1966/Add.l, 248 (affermando, riguardo al progetto di art. 50 del VCLT, che “la maggior parte delle regole generali del diritto internazionale non hanno” il carattere di jus cogens, “e gli Stati possono escluderle per trattato”).

. VCLT art. 53, seconda frase (enfasi aggiunta). Si noti che questa definizione, stricto sensu, si applica solo per quanto riguarda il VCLT. Almeno secondo André de Hoogh, una “costruzione sensata” potrebbe essere trovata nella proposizione che una norma di jus cogens dovrebbe essere basata su una regola universale di diritto internazionale consuetudinario. André de Hoogh, Jus Cogens and the Use of Armed Force, in The Oxford Handbook of the Use of Force in International Law 1163 (Marc Weller ed., 2015) (citazioni omesse). Supponendo che tale proposizione sia valida, “la determinazione dell’esistenza di una norma perentoria … comporta un processo in due fasi: (1) l’istituzione di una norma di diritto internazionale generale, cioè una regola universale di diritto internazionale consuetudinario; e (2) l’accettazione e il riconoscimento di tale norma come una da cui non è consentita alcuna deroga”. Id. (citazioni omesse). Per quanto riguarda la prevalenza delle norme, ai sensi dell’articolo 103 della Carta delle Nazioni Unite, “in caso di conflitto tra gli obblighi dei membri delle Nazioni Unite ai sensi del presente Statuto e i loro obblighi ai sensi di qualsiasi altro accordo internazionale, prevalgono gli obblighi ai sensi dello Statuto”. Carta delle Nazioni Unite art. 103. Nelle due Questions of Interpretation and Application of the 1971 Montreal Convention arising from the Aerial Incident at Lockerbie cases, la CIG ha ritenuto che prima facie – nella fase del procedimento sulle misure provvisorie – l’obbligo derivante dall’articolo 25 della Carta si estendesse alla decisione contenuta nella risoluzione 748 (1992) del Consiglio di sicurezza e che, “conformemente all’articolo 103 della Carta, gli obblighi delle parti a tale riguardo prevalgono sui loro obblighi derivanti da qualsiasi altro accordo internazionale ….” Questions of Interpretation and Application of the 1971 Montreal Convention arising from the Aerial Incident at Lockerbie (Libya v. U.K.), Provisional Measures, Order of April 14, 1992, 1992 I.C.J. Reports, 3, 15 (Apr. 14); Questions of Interpretation and Application of the 1971 Montreal Convention arising from the Aerial Incident at Lockerbie (Libya v. U.S.A.), Provisional Measures, Order of April 14, 1992, 1992 I.C.J. Reports, 114, 126 (Apr. 14).

. Vedi, tra le altre disposizioni, Int’l L. Comm., (Draft) Articles on the Responsibility of States for Internationally Wrongful Acts arts. 40-41, in Report of the International Law Commission, A/56/10, 56th Session, Supp. No. 10, 2001, 29 (di seguito, (Draft) Articles on State Responsibility); Int’l L. Comm., (Draft) Articles on the Responsibility of International Organizations arts. 41-42, in Report of the International Law Commission, A/66/10, 63a Sessione, Supp. n. 10, 2011, 52 (di seguito, (Draft) Articoli sulla responsabilità delle organizzazioni internazionali).

. Si veda la (Bozza) degli articoli sulla responsabilità dello Stato art. 41(2), sopra nota 138, a 29 (“Nessuno Stato riconoscerà come legittima una situazione creata da una grave violazione ai sensi dell’articolo 40, né presterà aiuto o assistenza per il mantenimento di tale situazione”); (Progetto di articoli sulla responsabilità dell’O.I. art. 42(2), sopra nota 138, a 29 (“Nessuno Stato riconoscerà come legittima una situazione creata da una grave violazione ai sensi dell’articolo 40, né presterà aiuto o assistenza per il mantenimento di tale situazione”). 42(2), sopra nota 138, a 62 (“Nessuno Stato o organizzazione internazionale riconoscerà come legittima una situazione creata da una grave violazione ai sensi dell’articolo 41, né presterà aiuto o assistenza per mantenere tale situazione”).

. Vedi (Progetto di) articoli sulla responsabilità dello Stato art. 40, sopra nota 138, a 29; (Progetto) Articoli sulla responsabilità dello Stato art. 41, sopra nota 138, a 62.

. Vedi (Progetto) Articoli sulla responsabilità dello Stato art. 41(1), sopra nota 138, a 29; (Progetto) Articoli sulla responsabilità dell’O.I. art. 42(1), sopra nota 138, a 62.

. Vedi sopra le note 33-36 e il testo che le accompagna.

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