Inverno nucleare

Nel 1983, R.P. Turco, O.B. Toon, T.P. Ackerman, J.B. Pollack, e Carl Sagan (indicati come TTAPS) pubblicarono un documento intitolato “Global Atmospheric Consequences of Nuclear War” che è il fondamento su cui si basa la teoria dell’inverno nucleare.

La teoria afferma che le esplosioni nucleari scateneranno tempeste di fuoco su molte città e foreste nel raggio di azione. Grandi pennacchi di fumo, fuliggine e polvere verrebbero inviati in alto da questi incendi, sollevati dal loro stesso riscaldamento ad altezze elevate dove potrebbero andare alla deriva per settimane prima di ricadere o essere lavati via dall’atmosfera sul terreno. Diverse centinaia di milioni di tonnellate di questo fumo e fuliggine verrebbero trasportate da forti venti da ovest a est fino a formare una cintura uniforme di particelle che circonda l’emisfero settentrionale.

Queste spesse nuvole nere potrebbero bloccare tutta la luce del sole, tranne una frazione, per un periodo lungo anche diverse settimane. Le condizioni di semioscurità, gelate mortali e temperature sotto lo zero, combinate con alte dosi di radiazioni da fallout nucleare, interromperebbero la fotosintesi delle piante e potrebbero quindi distruggere gran parte della vegetazione e della vita animale della Terra. Il freddo estremo, gli alti livelli di radiazioni e la distruzione diffusa delle infrastrutture industriali, mediche e di trasporto, insieme alle scorte alimentari e alle coltivazioni, provocherebbero un enorme numero di morti per fame, esposizione e malattie.

Non è certo che una guerra nucleare possa produrre un effetto inverno nucleare. Tuttavia, rimane una possibilità e lo studio TTAPS ha concluso: “…la possibilità dell’estinzione dell’Homo Sapiens non può essere esclusa”.

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