Movimento delle arti nere, periodo di sviluppo artistico e letterario tra i neri americani negli anni ’60 e nei primi anni ’70.
Basato sulla politica culturale del nazionalismo nero, sviluppata in un insieme di teorie denominate Black Aesthetic, il movimento ha cercato di creare una forma d’arte populista per promuovere l’idea del separatismo nero. Molti aderenti vedevano l’artista come un attivista responsabile della formazione di case editrici, troupes teatrali e gruppi di studio razzialmente separati. La letteratura del movimento, generalmente scritta in vernacolo inglese nero e di tono conflittuale, affrontava questioni come la tensione interrazziale, la consapevolezza sociopolitica e l’importanza della storia e della cultura africana per i neri negli Stati Uniti. (Per un resoconto più dettagliato del ruolo della letteratura all’interno del movimento delle Arti Nere, vedi Letteratura afroamericana.)
Teorici leader del movimento delle Arti Nere includevano Houston A. Baker, Jr.; Carolyn M. Rodgers; Addison Gayle, Jr., editore dell’antologia The Black Aesthetic (1971); Hoyt W. Fuller, editore della rivista Negro Digest (che divenne Black World nel 1970); e LeRoi Jones e Larry Neal, editori di Black Fire: An Anthology of Afro-American Writing (1968). Jones, più tardi conosciuto come Amiri Baraka, scrisse l’acclamata opera teatrale Dutchman (1964) e fondò il Black Arts Repertory Theatre di Harlem (1965). Haki R. Madhubuti, conosciuto come Don L. Lee fino al 1973, divenne uno degli scrittori più popolari del movimento con la pubblicazione di Think Black (1967) e Black Pride (1968). Tra gli altri scrittori che si impegnarono con il movimento ci furono Toni Morrison, Ishmael Reed, Ntozake Shange, Sonia Sanchez, Alice Walker e June Jordan.