PANATHENAIA

Mitologia Greca >>Culto degli Dei Greci >>Culto di Atena >> Panathenaea (Panathenaia)

Nome Greco

Παναθηναια

Traslitterazione

Panathênaia

Cronaca latina

Panathenaea

Traduzione

Tutto-Atena, Tutt’Atena

“Atena di tipo Parthenos”, statua di marmo greco-romana C1° A.D., Musée du Louvre

La Panatenaia era una festa ateniese celebrata ogni giugno in onore della dea Atena. La Piccola Panatenaia era un evento annuale, mentre la Grande si teneva ogni quattro anni. Vedi anche Athena Cult.

ENCYCLOPEDIA

Pallas Athena, statua marmorea greco-romana C2° d.C., State Hermitage Museum

PANATHENAEA (ta Panathênaia) era una festa molto antica in onore di Athena Polias ed Eretteo (A. Mommsen, Heortologie der Athener, 14 ff, 37 ss.), che si dice sia stata fondata da Eretteo o Erichthonius 729 anni prima della prima Olimpiade (C. I. G. 2374, cfr. p. 325), chiamata dapprima Athenaea, ma dopo il sunoikismos di Teseo Panathenaea (Plut. Thes. 24; Suid. s. v. Panathênaia). Pisistrato la rinnovò con maggiore splendore, e vi attribuì un’importanza più particolare al culto della sua divinità protettrice, Atena.

1. Le Panatenee maggiori e minori.

Le Panatenee maggiori erano un pentetêris celebrato ogni quarto anno, e non erano altro che una rappresentazione estesa e più magnifica delle Panatenee minori, che si tenevano sempre fin dall’antichità ogni anno (cfr. Hom. Il. ii. 551). Ogni quarto anno la Piccola veniva incorporata nella Grande. La processione e la catomba rimasero sempre la base di quest’ultima, ma anche la corsa dei carri sembra essere stata considerata come appartenente alla festa originale. Si dice che Eretteo stesso vi abbia partecipato (C. I. G. l. c.). Pisistrato può essere virtualmente considerato come il secondo fondatore della Grande Panathenaea (Schol. on Aristid. p. 323), anche se sentiamo che l’esibizione sotto l’Arconte Ippoclide nel 566 a.C. fu assistita da un gran numero di stranieri e fu ampiamente celebrata, soprattutto perché in quella occasione furono introdotte per la prima volta le gare ginniche. Infatti Marcellino (Vit. Thuc. § 3) dice che i Panathenaea furono istituiti durante l’arcontato di Ippoclide. L’accresciuto splendore della festa maggiore naturalmente diminuiva l’importanza della minore: così, sebbene l’aggettivo megala si trovi spesso attaccato alla maggiore (C. I. G. 380, 1068; Boeckh, Staatshaushaltung, iii.3 513), ancora generalmente Panathênaia è usato solo per la maggiore, la minore essendo chiamata mikra.

L’affermazione nell’Arg. a Dem. Mid. 510, che la festa minore era una trieteris, è smentita sia da prove come ta Panathênaia ta kat’ eniauton (Rangabé, 814, 32), sia dal fatto che le iscrizioni sui vasi indicano che i Panathenaea si sono tenuti in ogni singolo anno olimpico (Mommsen, pp. 119, 125). Le Panatenee maggiori venivano celebrate ogni terzo anno olimpico (ad esempio C. I. G. i. 251, dall’arconte Charondas nel 110. 3; Lys. Accept. Mun. Def. § 1, dall’arconte Glaucippo nel 92. 3: vedi altri argomenti di conferma in Mommsen, pp. 120, 121); quindi si tenevano negli stessi anni dei giochi pitici. Solone, sappiamo, prese un calendario pitico per regolare quello ateniese, e Pisistrato in molti punti seguì da vicino i passi di Solone (Mommsen, 122).

2. La data dei Panathenaea.

Il giorno principale era il terzo dalla fine di Hecatombaeon (circa il 13 agosto). Proclo (in Plat. Tim. p. 9) lo dice espressamente del Maggiore: e questo concorda con Schol. su Hom. Il. viii. 39, dove si dice che Atena sia nata in quel giorno. Ma Proclo dice che le Panatenee minori vennero subito dopo i Bendidei, quindi il 21 di Thargelion (circa l’8 giugno). Ma le Panatenee maggiori e minori sono indubbiamente collegate in quanto la prima non è che un’amplificazione della seconda, così che a priori si presume che si tengano nello stesso periodo. Inoltre C. I. G. 157 segue ovviamente il calendario, e mette i Panathenaea dopo il sacrificio a Eirene il 16 di Ecatombe. Secondo Demostene (Timocrate, p. 709, § 28), i Panathenaea si avvicinano all’11 di Ecatomba; ma questi sono certamente i Panathenaea minori (Schaefer, Demosth. i. 334; Wayte on Dem. Tim. § 26), poiché l’anno è 01. 106. 4, non 106. 3. L’argomento che l’elenco di Lisia (op. cit. § 4) sia necessariamente in ordine cronologico è confutato da elenchi come quello di Isaeus (de Dicaeog. hered. § 36), e contr. Alc. § 42, che si può vedere dal confronto essere certamente non entrambi in ordine cronologico.

La prova di una Panathenaea in primavera è Himerius, che dà come titolo al suo terzo discorso, eis Basileion Panathênaiois, archomenou tou earos: cfr. Ciris, 21 ss. (probabilmente composto al tempo di Adriano); ma questo si riferisce ai Quinquatria romani, che furono chiamati Panathenaea dopo la scomparsa della festa più antica (Dionys. Hal. ii. 70).

3. La gara musicale.

Questa si teneva solo ai Panathenaea maggiori. Pisistrato era della gens dei Filadelfi, che vivevano a Brauron, dove c’era un concorso di rapsodi da sempre (Schol. on Aristoph. Av. 873). Quindi egli non fece altro che trasferire nella capitale l’usanza del suo villaggio. Introdusse le recitazioni dei poemi omerici, che furono meglio regolate da Ipparco: cfr. Plat. Hipp. 228 B; Ael. V. H.. viii. 2. (Per il significato di ex hupobolês ed ex hupolêpseôs, vedi Mahaffy, Hist. of Greek Literature, i. 29, nota). I poemi erano ora cantati in porzioni molto più lunghe di prima, e probabilmente sia l’Iliade che l’Odissea, poiché le Neleidi sono particolarmente celebrate in quest’ultima (cfr. Mommsen, p. 138). In epoche successive altri poeti (per esempio Cicerone di Samo, fl. 420 a.C.) ottennero il privilegio di essere recitati ai Panathenaea (Suida, s. v. Cicerone).

Il concorso musicale vero e proprio fu introdotto da Pericle, che costruì il nuovo Odeum per questo scopo (Plut. Pericl. 13). In precedenza le recitazioni dei rapsodi erano nel vecchio Odeo senza tetto. C’è un’iscrizione molto importante (C. I. A. ii. 965 = Rang. 961) riguardante queste gare musicali. La parte che si riferisce ai rapsodisti è probabilmente perduta. Seguono cinque premi per i kitharôidoi. Per il primo una corona d’ulivo incastonata d’oro (stephanos thallou chrusous), del valore di 1000 dracme e 500 dracme in argento: per il secondo, probabilmente una corona del valore di 700, per il terzo 600, per il quarto 400, e per il quinto 300 (vedi Rangabé, ii. p. 673). Avanti due premi andrasi aulôidois: per il primo una corona del valore di 300, per il secondo del valore di 100. Avanti andrasi kitharistais: per il primo appare una corona del valore di 500 dracme, o 300 dracme in denaro; per il secondo probabilmente 200, e per il terzo 100. Il fatto che troviamo aggiunto andrasi prova che c’erano anche gare di ragazzi (cfr. C. I. G. 2758, Col. i.). Anche gli aulêta ricevevano dei premi, ma l’iscrizione non registra quali fossero. Si noti che i premi nei concorsi musicali sono calcolati in denaro, non in natura, come nei più antichi concorsi ginnici ed equestri. Il primo che ottenne una vittoria in queste gare musicali fu Phrynis in Ol. 83. 3 (446 a.C.): vedi Schol. on Aristoph. Nub. 971 (altera Kalliou a Kallimachou). Plutarco sembra aver scritto un trattato sulla musica panatenaica (de Mus. 8). Non c’erano rappresentazioni drammatiche ai Panathenaea. Se consideriamo le lunghe recitazioni dei rapsodi e le gare musicali vere e proprie, possiamo concedere forse tre giorni per questa parte della cerimonia secondo un calcolo liberale, certamente non meno di un giorno e mezzo (Mommsen, p. 202).

4. La gara di ginnastica.

Si parla spesso di questa gara ai Panathenaea maggiori (C. I. G. 251, Rang. 849, 18; Dem. de Cor. p. 265, § 116 – un passaggio, tra l’altro, che dimostra che le proclamazioni in onore dei benefattori venivano fatte ai Panathenaea Maggiori in occasione della gara ginnica), nessuna per i Minori: inoltre, non aveva nulla a che fare con il rito; era un’aggiunta puramente secolare e tardiva, che si dice sia stata fatta per la prima volta dall’Arconte Ippoclide nel 566 a.C., o forse da Pisistrato stesso (cfr. § 1). L’iscrizione di cui sopra, C. I. A. ii. 965 (= Rang. 960), dà anche dettagli sulle gare di ginnastica. I concorrenti erano divisi in paides, ageneioi e andres; i paides erano quelli dai 12 ai 16 anni, gli ageneioi dai 16 ai 20, e gli andres oltre i 20. Così né un pais né un ageneios potevano competere come tali due volte. In tempi successivi (Rang. 964) i paides furono ulteriormente divisi, ad esempio, in tês prôtês hêlikias, tês denteras (cfr. C. I. G. 1590, paidôn tôn presbuterôn, paidôn tôn neôterôn), i paides tês tritês essendo senza dubbio gli ageneioi. C’è poi un evento ek pantôn, che significa una corsa per tutti, ma per i ragazzi, come è chiaro dalla sua posizione prima di andras. I ragazzi e gli spogliarellisti avevano i loro eventi per primi: poi c’era un intervallo (se non interveniva una notte intera); e al momento di riunirsi avevano luogo gli eventi degli uomini. Secondo C. I. A. ii. 965, i paides e gli ageneioi hanno cinque gare, –stadion, pentathlon, palê, pugmê, pankration. Secondo Rang. 963 (appartenente al tardo periodo dei Diadochi), i paides ne hanno sei, mentre gli ageneioi ne hanno ancora solo cinque. Forse il dolichos, che è stato aggiunto, era per tutti al di sotto della classe degli andres. Le gare maschili erano, secondo x. i. a. 966 (= Rang. 962), del 190 a.C., dolichos, stadion, diaulos, hippios (=un doppio diaulos), pentathlon, palê, pugmê, pankration, hoplitês (= corsa in armatura). Si noti l’ordine degli eventi, anche se ai tempi di Platone lo stadion veniva prima (Legg. viii. 833 A): cfr. C. I. A. ii. 965. Le gare si svolgevano in manche (taxeis) di quattro ciascuno (Paus. vi. 13, 4); i vincitori delle manche correvano poi insieme. C’erano premi per il primo e il secondo nella manche decisiva nel rapporto di 5: 1 (= bue: pecora, cfr. Plut. Sol. 23): vedi C. I. A. l. c. I premi consistevano nell’olio dei moriai dell’Academia, dato in speciali anfore premio, che erano chiamate amphoreis Panathênaïkoi (Athen. v. 199). L’olio era destinato ad essere venduto, e poteva essere esportato in franchigia (ouk esti d’exagôgê elaiou ex Athênôn ei mê tois nikôsi, Schol. on Pind. Nem. x. 64). Il numero di anfore date, secondo l’iscrizione citata, era circa 1450, e il valore (1 anfora vale 6 dracme) circa 1 talento 2700 dracme (vedi Rangab, ii. p. 671). I giochi ginnici duravano probabilmente due giorni, certamente non meno di uno (Mommsen, 202).

“Varvakeion Athena Parthenos”, statua di marmo greco-romana dal Varvakeion C2° d.C., Museo Archeologico Nazionale, Atene

5. La gara equestre.

Ci sono molte prove per una gara equestre ai Panathenaea Maggiori, nessuna per i minori; anche se potrebbe esserci stata una sorta di gara cerimoniale, più come una questione di culto che come una gara in cui i vincitori ricevevano premi sostanziali. Nessuna delle prove per Athlothetae (cfr. § 11) alle Panatenee minori è assolutamente conclusiva, tuttavia possiamo forse supporre che ci fosse una gara equestre su piccola scala in questa festa (Mommsen, 124-127). Per comprendere a fondo i molti eventi di questa divisione in tempi diversi, il lettore deve studiare le iscrizioni in C. I. A. 965 b = Rang. 960 (380 a.C.), 966 = Rang. 962 (190 a.C.), 968 (166 a.C.), 969 (162 a.C.), C. I. G. 1591 (250 a.C.), e soprattutto l’elaborata tabella di confronto di queste iscrizioni in Mommsen (Taf. IV.). I multiformi dettagli possono essere esposti solo in una tale tabella, e chiunque voglia studiarli molto da vicino deve essere rimandato ad essa. Qui possiamo solo dare un’idea del piano, notando che gli eventi sembrano essere aumentati di numero con il passare del tempo. Il primo e principale evento, quello che la leggenda dice che Eretteo introdusse, fu quello dell’apobatês (cfr. tês apênês kai tês kalpês dromos a Olimpia in Paus. v. 9, 1 e 2).

Un auriga (hêniochos egbibazôn o zeugei ebibazôn) e un compagno, come nell’Iliade, occupano il carro. Il compagno (qui chiamato apobatês, non paraibatês) salta fuori (da cui il suo nome) e di nuovo su (da cui talvolta lo troviamo anche chiamato anabatês), in parte aiutato dal conducente (che così ottiene il suo titolo egbibazôn), in parte da tipi di ruote chiamate apsbatikoi trochoi (Mommsen, p. 154). Il figlio di Phocion (Plut. Phoc. 20) prese parte a questa gara, per cui non si deve dedurre dalla sua assenza in C. I. A. ii. 965 che non esistesse nel 380 a.C. È proprio interrotto dall’iscrizione. La seconda divisione nella tabella di Mommsen è. l’equitazione ordinaria e la guida, senza alcuna relazione con il rituale o la guerra. Qui i cavalli sono divisi in puledri e cavalli adulti; sono aggiogati o singolarmente, o due o quattro insieme; e le corse sono divise in diauloi e akampioi. Poi ci sono varie permutazioni e combinazioni che si possono fare di queste (per esempio sunôridi pôlikêi, kelêti teleiôi, harmati teleiôi in C. I. A. ii. 968): ma non c’è mai un diaulo per un solo cavallo, solo per un giogo o un paio, e nemmeno per questi nel caso dei puledri. La terza divisione consiste in quelle che possiamo chiamare gare militari, e sono molto simili alla seconda divisione, solo che non appaiono così tante combinazioni (ad es. ib. harmati polemistêriôi, hippôi polemistêi). Non c’è bisogno di supporre che queste gare fossero limitate esclusivamente alla cavalleria (Mommsen, 161-2). La quarta si riferisce alla processione in onore di Atena, e consisteva sempre in quattro cavalli zeugei pompikôi diaulon o akampion. Il quinto era di lanciatori di giavellotto da cavallo, una gara che presto scomparve. Si noti inoltre che diverse manifestazioni sono per tutti i partecipanti (ek pantôn): cfr. C. I. A. 968, 42 ss., in contrapposizione a quelle per i soli ateniesi (tôn politikôn).

L’iscrizione C. I. A. ii. 965 b, di cui si è perso l’inizio contenente gli apobatês, dà le seguenti, che Mommsen classifica così:–
1a Classe.
Seconda classe. hippôn pôlikôi zeugei (40:8).
hippôn zeugei adêphagôi (140:40); cioè teleiôi (vedi Hesych. s. v. adêphagos); era probabilmente una parola gergale per la grande spesa che tali splendidi cavalli da corsa comportavano.
3a classe. hippôi kelêti nikônti (16:4).
hippôn zeugei nikônti (30:6).
(Si nota specialmente nell’iscrizione che si tratta di polemistêriois.) 4° Classe. zeugei pompikôi nikônti (4:2)
5° Classe. aph’ hippôn akontizonti (5:1).
(Tra parentesi abbiamo dato il numero di orci di olio assegnati per il primo e secondo premio.)

I dilettanti che partecipavano alle gare della seconda classe sono i meglio ricompensati; e fu per incoraggiarli a spendere il loro denaro per mantenere i cavalli che queste manifestazioni furono rese più distinte. In C. I. A. ii. 966, 41, il re Tolomeo Epifane appare come vincitore tra loro nel diaulos con un carro.

Il luogo per entrambe le gare ginniche ed equestri era forse l’Eleusinium (Köhler a C. I. A. ii. 2, p. 392), o il deme Echelidae, W. del Pireo (Steph. Byz. s. v. Echelidai: Etym M. s. v. Enechelidô, 340, 53; Mommsen, 152. Tuttavia, cfr. Milchhöfer in Baumeister’s Denkmäler, s. v. Peiraieus, p. 1200). Occupava un giorno probabilmente, anche se forse solo mezza giornata (ib. 202).

6. I concorsi minori.

(a) Quello chiamato Euandria (euandria) era un mezzo con cui venivano scelti i capi del corteo. Era una leitourgia, in Alcib. § 42, e colui che la eseguiva sceglieva dalla sua tribù un certo numero – forse circa venti-quattro, il numero di un coro – dei membri più alti e più belli, e li rivestiva con gli appropriati abiti festivi. Un membro di un’altra tribù fece lo stesso, e probabilmente solo due tribù si contesero, poiché nessun secondo premio appare in C. L. A. ii. 965. Da questo concorso gli stranieri erano espressamente esclusi (Bekk. Anecd. 257, 13). Sauppe e Köhler ritengono che nell’Euandria vi fossero due compagnie che si contendevano di volta in volta, una di anziani, l’altra di juniores; forse la gara degli anziani era chiamata euandria in senso speciale, e quella degli juniores euoplia: cfr. Rang. 964 e Mommsen, 168.

(b) La danza pirrica, eseguita sia ai Panathenaea maggiori che a quelli minori (Lys. Accept. Mun. Def. § § 1, 4). Con l’Euandria e la Lampadedromia apparteneva alla parte più strettamente religiosa della festa (cfr. Aristoph. Nub. 988 e Schol.). Si dice che Atena abbia ballato la danza di Pirro dopo la sua vittoria sui Giganti (Dionys. Hal. vii. 72). Come appartenente alla parte religiosa della festa, il premio era un bue da sacrificare, e portava il titolo speciale di nikêtêrion (cf. Xen. Cyr. viii. 3, 33, dove il solo bue è chiamato nikêtêrion, non i calici: anche Mommsen, 163; Rangabé, ii. p. 671). C’erano danzatori di Pirro di tutte e tre le età: paides, ageneioi e andres. Un rilievo pubblicato da Beulé (L’Acropole d’Athènes, ii., penultima tavola) presenta otto giovani armati che eseguono la danza di Pirro. Un corpo completo di Pirri sarebbe allora di ventiquattro, il numero di un coro comico. Indossano un elmo leggero, portano uno scudo sul braccio sinistro, ma sono altrimenti nudi. Come sia stata ottenuta la vittoria nella danza di Pirro e nell’Euandria non è dichiarato; probabilmente per decisione di un giudice. La figura a sinistra del rilievo può essere forse il giudice.

(c) La Lampadedromia il cui premio in C. I. A. ii. 965 era un’idria d’olio (cf. Schol. in Pind. Nem. xv. 61), valore 30 dracme.

7. La Pannychis.

Questa era la notte del 28 (il giorno è contato dal tramonto al tramonto). La Lampadedromia fu il primo evento in essa. Poi seguirono per la maggior parte della notte le litanie (ololugmata) delle sacerdotesse più anziane, che erano originariamente preghiere e ringraziamenti per il raccolto, e successivamente canti di gioia per la nascita di Atena. Mommsen (p. 171, nota) pensa che forse la conclusione delle Eumenidi può avere un riferimento alle cerimonie delle pannocchie panatenaiche. C’erano anche danze delle sacerdotesse più giovani, e verso il mattino canti di cori ciclici (cfr. Lys. op. cit. § 2) di giovani e uomini (neôn t’aoidai chorôn te molpai, Eur. Heracl. 779, un passo che comprende molte caratteristiche dei Panathenaea, che però non deve essere preso come espressione dell’ordine temporale, ma solo dell’ordine di importanza dei vari eventi). Il tipo di canzoni che gli uomini cantavano può forse essere visto in parte nel ditirambo di Lamprocle a Bergk (Lyr. Graec. iii. p. 554: cf. Aristoph. Nub. 967 e Schol.). Gli hieropoioi non ottenevano quasi nulla per le spese dei Pannychis, solo 50 dracme, e questo doveva compensare molte altre spese (Rang. 814, 27-30, e la sua nota).

8. La processione e i sacrifici.

La processione era splendida. Comprendeva i vincitori dei giochi dei giorni precedenti, le pompei o capi dei sacrifici, sia ateniesi che di stranieri (perché le colonie e i clerici mandavano sacrifici ai Panathenaea, per esempio Brea, C. I. A. i. 31), un grosso contingente di cavalleria (perché Demostene, Phil. i. p. 47, § 26, parla di hipparchoi: cfr. Schol. su Aristoph. Nub. 386), i capi dell’esercito, taxiarchoi e stratêgoi, anziani dignitosi (thallophoroi, Xen. Symp. 4, 17), che portavano rami d’ulivo (thalloi), senza dubbio con i loro metoikoi come skaphêphoroi che seguivano, in tempi successivi gli efebi splendidamente equipaggiati: mentre delle donne c’era una lunga schiera di kanêphoroi, con le mogli e le figlie dei metoikoi come loro skiadêphoroi e diphrophoroi: poi il popolo ateniese, generalmente schierato secondo i loro possedimenti. Sebbene il fregio del Partenone riproduca alcuni punti, in particolare l’elemento genuinamente ateniese della festa panatenaica, non si deve supporre che riproduca tutti i dettagli; per esempio i metoikoi, di cui abbiamo la prova più specifica, non appaiono.

Una delle caratteristiche più sorprendenti della processione era il Peplus, lavorato dagli ergastinai, supervisionato da due arrêphoroi e alcune sacerdotesse, che era destinato all’antica statua di Atena Polias, secondo certe prescrizioni del dio delfico. Pisistrato intendeva probabilmente che un nuovo peplus doveva essere portato ogni quattro anni; le fanciulle eleane tessevano un peplus per la dea solo una volta ogni quattro anni (Paus. v. 16, 2); ma nell’Atene repubblicana si faceva un nuovo peplus ogni anno (Schol. Aristoph. Eq. 566). Al tempo dei Diadochi i ritratti di alcuni di questi erano posti al posto delle figure degli dei (Plut. Demetr. 10). Il peplus era sospeso come una vela ai pennoni sull’albero della Nave Panatenaica (Schol. on Hom. Il. v. 734), che era una vera nave, molto grande e bella. La meravigliosa apparenza di una nave che attraversa le strade era realizzata con macchine sotterranee (Philostr. Vit. Soph. ii. 1, 5, p. 236 Kayser; Paus. i. 29, 1), di cui ci piacerebbe molto avere ulteriori informazioni. Gli Ateniesi erano diventati un popolo marinaro, e volevano significarlo: il tempo dell’Atena agraria era passato (Mommsen, 188). Sul peplus erano rappresentate le aristeia della dea, specialmente la sua vittoria su Encelado e i Giganti (Schol. on Eur. Hec. 466; Suidas, s. v. Peplos). Era considerato un grande spettacolo per il popolo (Plaut. Merc. prol. 67).

L’affermazione che i funzionari della festa maggiore erano le Athlothetae, non gli Hieropoioi, è confermata dai cc. 54 e 60. Nel c. 49 è menzionato che la selezione dei tessitori del peplo sacro (p. 327 a) era prima nelle mani del boulê, e poi di un dikastêrion.

La processione, schierata principalmente nel Ceramicus esterno, in parte all’interno della città, passava attraverso la piazza del mercato fino all’Eleusinium all’estremità orientale dell’Acropoli (cfr. Schol. Schol. to Aristoph. Eq. 566), girava intorno a questo a sinistra, e passava lungo il Pelasgicon, a nord dell’Acropoli, e così raggiungeva i Propilei (Philostr. l. c; cp. Xen. Hipp. 3, 2). Poi alcuni dei membri eseguivano il sacrificio ad Atena Hygiaea, mentre altri offrivano un sacrificio preliminare sull’Areopago. Le preghiere accompagnavano queste offerte, e sentiamo parlare di preghiere offerte per i Platai al Grande Panathenaea (Herod. vi. 111). All’ingresso dell’Acropoli, che era permesso solo ai veri ateniesi, c’era il sacrificio di una mucca ad Atena Nike (Rang. 814, 20); dopo questo seguiva l’hecatomb ad Atena Polias, sul grande altare nella parte orientale dell’Acropoli. Nei tempi precedenti la catomba veniva offerta all’Eretteo. Dopo la processione seguiva l’istiasi. La carne delle vittime era data, secondo i demes, a un certo numero fisso di ogni deme. Gli skaphêphoroi fornivano pane e dolci.

9. La corsa delle barche

La corsa delle barche era una manifestazione supplementare il 29 di Ecatombaione, giorno in cui le navi devono essere tirate giù al mare (Hes. Op. 815). Si teneva ogni quattro anni nel Pireo in onore di Poseidone (identificato con Eretteo) e di Atena. La differenza di località ci impedisce di associarla alla regata suniana, sebbene anche questa si tenesse solo una volta ogni quattro anni (Herod. vi. 87; Lys. op. cit. § 5). In connessione con questa parte della festa l’oratore Licurgo, nella cui famiglia era il sacerdozio di Poseidone Eretteo, istituì tre cori ciclici (Westerm, Biogr. Min. 273, 50) in onore di quel dio, con premi di valore.

10. Il calendario dei Panathenaea.

Per i Panathenaea minori (che erano il nucleo dei maggiori) il giorno principale della festa era il 28 di Hecatombaeon; comprendeva i pannychis, la processione, i sacrifici e le feste: e il 27 bastava per le corse a cavallo (quando c’erano), gli Euandria e le danze pirriche. Ai Panathenaea maggiori questi giorni erano assegnati agli stessi eventi. Ma il giorno d’inizio della festa varia a seconda che si conceda un periodo più o meno lungo alle tre gare principali: così la gara musicale può durare tre giorni o un giorno e mezzo, quella ginnica due giorni o un giorno, e quella equestre un giorno o mezza giornata. Secondo il periodo più lungo, quindi, i Panathenaea inizierebbero il 21; secondo il più breve, il 24. Il periodo più lungo ha il vantaggio di lasciare i pomeriggi liberi per le prelazioni (K. F. Hermann, Gr. Alt. 54, 24) o le cene (Xen. Symp. init.). Il più breve si adatta meglio a Thucyd. v. 47; cfr. Mommsen, 204, 205.

11. Gli ufficiali della festa.

(1) I dieci Athlothetae, uno scelto da ogni tribù. Erano in carica per quattro anni, e la loro funzione, come dice Polluce (viii. 93), era di organizzare le gare musicali, ginniche ed equestri ai Panathenaea. Troviamo nelle iscrizioni che ricevevano sovvenzioni dai tamias della cassa sacra di Atena (C. I. A. i. 188). (2) Gli Hieropoici, che gestivano i Panathenaea minori (Rang. 814, 32). Sembra che non abbiano avuto niente a che fare con la festa specialmente maggiore (Etym. M. p. 469, 4). (3) I Gymnasiarchae, che sovrintendevano specialmente ai Lampadedromia (4) I Demarchi, che radunavano il popolo in demes per la processione e per l’hestiasis (Schol. on Aristoph. Nub. 37; Suidas, s. v.). Riguardo a coloro che avevano dei privilegi in relazione alla festa, come i manteis e gli arconti nei kreanomiai, vedi Rang. 814.

12. Panathenaea fuori Atene

Panathenaea fuori Atene può forse essere dedotta da Panathênaia en Athênais in C. I. G. 1068. Ci viene detto che Temistocle stabilì Panathenaea a Magnesia (Ath. xii. 533), e a Teos c’era una gilda di Panathenaistae (C. I. G. 3073). I cleruchs senza dubbio celebravano la festa all’estero.

Fonte: Dizionario delle Antichità Greche e Romane.

CITAZIONI DELLA LETTERATURA CLASSICA

Plato, Cratilo 530a-b (trans. Shorey) (filosofo greco C4° a.C.) :
“Sokrates : Da dove vieni ora, per farci questa visita? Dalla tua casa di Efeso?
Ione: No, no, Socrate; da Epidauros e dalla festa di Asklepios. …
Sokrates: Ora, bada che anche noi vinciamo alle Panatenee.
Ione : Ma sì, lo faremo, se Dio vuole.”

Plato, Cratilo 418a (trans. Shorey) :
“Sembrava che ti fossi inventato di fischiare il preludio al flauto dell’inno ad Atena.”

Plato, Eutifrone 6b (trans. Fowler) :
“Sokrates : E così tu credi che ci fosse davvero la guerra tra gli dei, e paurose inimicizie e battaglie e altre cose del genere, come sono raccontate dai poeti e rappresentate in vari disegni dai grandi artisti nei nostri luoghi sacri e specialmente sulla veste che viene portata fino all’Akropolis alla grande Panathenaia? perché questa è coperta da tali rappresentazioni.”

Plato, Ipparco 228b (trans. Lamb) :
“Sokrates : Ipparco . . . tra le molte buone prove di saggezza che mostrava, per primo . . . costrinse i rapsodi alla Panathenaia a recitarli a staffetta, un uomo dopo l’altro, come fanno ancora adesso.”

Plato, Leggi 796b (trans. Bury) :
“Né dovremmo tralasciare quelle danze mimiche che sono adatte ai nostri cori, – per esempio, la danza delle spade dei Kouretes qui a Krete, e quella dei Dioskouroi a Lakedaimon; e ad Atene, anche, la nostra Vergine-Lady (Parthenos) allietata dal passatempo della danza ha ritenuto che non sembrasse opportuno esibirsi a mani vuote, ma piuttosto percorrere la misura vestita in panoplia completa. Questi esempi sarebbe bene che i ragazzi e le ragazze copiassero, e coltivassero così il favore della dea, sia per il servizio in guerra che per l’uso nelle feste”.

Plato, Timeo 21a (trad. Bury) :
“Come un tributo di lode, cantato come si deve, in onore della Dea in questo suo giorno di festa.”

Pseudo-Apollodoro, Bibliotheca 3. 14. 6 (trans. Aldrich) (mitografo greco del II sec. d.C.) :
“Egli pose l’immagine di legno di Atena nell’acropoli, e istituì la festa della Panathenaia.”

Pausania, Descrizione della Grecia 8. 2. 1 – 2 (trans. 2. 1 – 2 (trans. Jones) (diario di viaggio greco del II sec. d.C.) :
“Ritengo che la festa della Panathenaia non sia stata fondata prima della Lykaian. Il primo nome del primo festival era Athenaia, che fu cambiato in Panathenaia al tempo di Teseo, perché allora fu istituito da tutto il popolo ateniese riunito in una sola città… La mia opinione è che Licaone era contemporaneo di Kekrops, il re di Atene, ma che non erano ugualmente saggi in materia di religione.”

Callimaco, Frammento 122 (da Scholiast on Pindar Nemean Ode 10 .64) (trans. Trypanis) (poeta greco C3rd B.C.) :
“Anche tra gli Ateniesi accanto alla sacra dimora siedono brocche, simbolo non di ornamento ma di lotta.” .

Ateneo, Deipnosophistae 3. 98b (trans. Gullick) (retore greco dal II al III d.C.) :
“Durante la celebrazione della Panathenaia, quando i tribunali non si riuniscono, egli disse: ‘È il giorno natale di Atena Alektor (il Gallo) e oggi è un giorno ingiusto (miara hemera).'”

Aeliano, Miscellanea Storica 8. 2 (trans. Wilson) (retore greco dal II al III d.C.) :
“Ipparco figlio di Peisistrato come il più vecchio dei figli di suo padre e il più saggio degli Ateniesi. Egli introdusse per primo i poemi di Omero ad Atene e obbligò i cantori ad eseguirli al Panathenaia.”

Aeliano, Miscellanea storica 11. 8 :
“Hipparkhos fu ucciso da Harmodios e Aristogiton perché alla Panathenaia non permise alla sorella di Harmodios di portare il cesto in onore della dea secondo il costume locale, con la motivazione che non era degna di tale onore.”

Pseudo-Hyginus, Astronomica 2. 13 (trans. Grant) (mitografo romano del II sec. d.C.) :
“Erichthonius inventò per primo il carro a quattro cavalli . . . in gioventù istituì i giochi panatenaici per Minerva, gareggiando egli stesso nella corsa del carro a quattro cavalli. In cambio di queste gesta fu posto tra le costellazioni.”

Ovidio, Metamorfosi 2. 709 e segg. (trad. Melville) (epica romana dal C1 a.C. al C1 d.C.) :
“Quel giorno era la festa di Pallade e le vergini portavano, nel modo abituale, in cesti, coronati di fiori, sulle loro teste i vasi sacri al suo santuario sulla collina.”

Suidas s.v. Panathenaia (trans. Suda On Line) (lessico greco bizantino del 10° d.C.) :
“Panathenaia: due tipi di Panathenaia si tenevano ad Atene, una ogni anno, l’altra in un ciclo di cinque anni, che chiamavano la Grande Panathenaia. Il primo a tenere la festa fu Erikhthonios, figlio di Hephaistos. Le Panathenaia erano precedentemente chiamate Athenaia.”

Suidas s.v. Arrenophorein :
“Arrenophorein (per portare gli oggetti sacri): Quattro donne venivano elette, tra quelle di nobile nascita, che avrebbero iniziato la tessitura della veste e le altre cose relative ad essa. Indossavano abiti bianchi. Se si mettevano degli ornamenti d’oro, questi diventavano sacri.”

Suidas s.v. Peplos :
“Peplos (Veste, peplo) : In un senso speciale, tra gli Ateniesi, un peplo è il fissaggio del tempio panatenaico, che gli Ateniesi preparavano per la dea ogni quattro anni; essi processavano anche in suo onore attraverso il Kerameikos fino all’Eleusinion. Questo indumento è chiamato peplo perché è di lana. Enkelados, che Atena distrusse, vi scriveva sopra; era uno dei Giganti. Oppure perché gli Ateniesi dopo una vittoria facevano una veste per Atena e vi inscrivevano i nomi dei migliori combattenti. Peplos: riguardo alla veste fatta per Atena alla Grande Pananthenaia ci sono informazioni registrate non solo negli oratori ma anche nella commedia.”

Suidas s.v. Lampados :
“Lampados (Di una torcia). E con le torce. Gli Ateniesi celebrano tre feste delle torce, alla Panathenaia, Hephaistia e Promethia.”

Suidas s.v. Trapezophoros :
“Trapezophoros (Portatrice di tavola): Portatrice di tavola è un nome di una sacerdotessa; e si afferma che sia lei che la sacerdotessa di Pallade gestiscono tutto insieme con la sacerdotessa di Atena.”

SORELLE

GRECO

  • Plato, Cratilo – Filosofia greca C4° a.C.
  • Plato, Eutifrone – Filosofia greca C4° a.C.
  • Plato, Ipparco – Filosofia greca C4a a.C.
  • Plato, Leggi – Filosofia greca C4a a.C.
  • Plato, Timeo – Filosofia greca C4a a.C.
  • Apollodoro, La Biblioteca – Mitografia greca C2° A.D.
  • Callimaco, Frammenti – Poesia greca C3° A.C.
  • Pausania, Descrizione della Grecia – Diario di viaggio greco C2° A.D.
  • Aeliano, Miscellanea storica – Retorica greca C2° – 3° A. D.
  • Ateneo, Deipnosophistae – Retorica greca C3° A. D.

ROMANO

  • Hyginus, Astronomica – Mitografia latina C2° d.C.
  • Ovidio, Metamorfosi – Epica latina C1° a.C. – C1° d.C.

BIBLIOGRAFIA

  • Suida, La Suda – Lessico greco bizantino C10° A.D.

BIBLIOGRAFIA

Una bibliografia completa delle traduzioni citate in questa pagina.

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