Meccanismi dell’attenzione spaziale.
I dati ERP sono stati molto informativi sul corso temporale dell’elaborazione visiva negli esseri umani e sulla sua modulazione da parte dell’attenzione spaziale. L’ERP visivo consiste in diverse deflessioni di tensione caratteristiche che iniziano circa 50 ms dopo l’inizio dello stimolo e che sono state etichettate come componenti C1 (50-90 ms), P1 (80-130 ms) e N1 (140-200 ms) (Fig. 1). Dirigere l’attenzione sulla posizione di uno stimolo si traduce tipicamente in un miglioramento dell’ampiezza delle componenti P1 e N1 multiple evocate da quello stimolo con poco o nessun cambiamento nelle latenze delle componenti o nelle distribuzioni del cuoio capelluto (riviste nei rif. 8, 21 e 22). Questo suggerisce che l’attenzione spaziale esercita un controllo del guadagno o un’amplificazione selettiva del flusso di informazioni sensoriali nelle vie visive tra 80 e 200 ms dopo l’inizio dello stimolo (14, 23). Un tale meccanismo di amplificazione darebbe presumibilmente agli input provenienti da luoghi frequentati un migliore rapporto segnale/rumore in modo che più informazioni possano essere estratte da porzioni rilevanti del campo visivo.
La componente N1 è generalmente aumentata insieme alla P1 agli stimoli di posizione assistita (vedi Fig. 1), ma si sa molto meno sulle sue origini neurali. La N1 consiste in un complesso di almeno tre sottocomponenti separate che sono associate a flussi di corrente su aree dello scalpo frontale (con un picco a 140 ms), parietale (150-160 ms) e occipitale (170-190) (32), ma manca un’analisi dettagliata delle fonti sottostanti. Tuttavia, alcune dissociazioni osservate tra gli effetti di attenzione P1 e N1 suggeriscono che essi riflettono aspetti diversi dell’attenzione spaziale (rivisto in rif. 28). In particolare, in un compito in cui i soggetti sono stati indicati da una o più frecce la posizione (o le posizioni) in cui un bersaglio vicino alla soglia potrebbe verificarsi, l’ERP a uno stimolo bersaglio valido (precettato) ha mostrato una componente occipitale N1 allargata rispetto a una condizione di cue neutrale (tutte le posizioni precitate), mentre un bersaglio non valido ha suscitato una P1 più piccola rispetto al bersaglio neutrale (25). In altre parole, i “costi” del cueing spaziale erano associati a una soppressione degli input da posizioni non presidiate in una fase iniziale (80-130 ms), mentre i “benefici” del cueing erano associati a un miglioramento dei segnali derivanti da posizioni presidiate in una fase successiva (130-180 ms). Questa evidenza ERP suggerisce quindi che l’attenzione spaziale coinvolge due meccanismi qualitativamente diversi per la soppressione e il miglioramento, rispettivamente, che agiscono a diversi livelli delle vie visive.