Santa Trinità (Masaccio)

Si pensa che la Trinità sia stata creata da Masaccio tra il 1425-1427. Morì alla fine del 1428 all’età di 26 anni, o avendo appena compiuto 27 anni, lasciando un corpo relativamente piccolo di lavoro. Questo dipinto fu una delle sue ultime grandi commissioni, ed è considerato uno dei suoi capolavori.

PosizioneModifica

L’affresco si trova lungo il centro della navata sinistra della basilica. Anche se la configurazione di questo spazio è cambiata da quando l’opera è stata creata, ci sono chiare indicazioni che l’affresco è stato allineato molto precisamente in relazione alle linee di vista e alla disposizione prospettica della stanza all’epoca; in particolare un antico ingresso di fronte al dipinto, al fine di migliorare l’effetto tromp-l’œil. C’era anche un altare, montato come una mensola tra la sezione superiore e quella inferiore dell’affresco, enfatizzando ulteriormente la “realtà” dell’artificio.

Committenti e donatoriModifica

Non si sa molto sui dettagli della commissione; non sono stati trovati documenti contemporanei che nominino i patroni della pala d’altare. I due ritratti dei donatori inclusi nell’affresco, una figura inginocchiata su entrambi i lati dell’arco, non sono stati identificati con certezza. Le persone raffigurate sono quasi certamente fiorentini contemporanei; o le persone che hanno finanziato l’opera, o parenti o stretti collaboratori. Secondo le convenzioni stabilite per tali rappresentazioni, si presume generalmente, ma non universalmente, che fossero ancora in vita al momento della commissione dell’opera d’arte. Presumibilmente, le rappresentazioni nel dipinto servono come sembianze relativamente accurate del loro aspetto reale al momento in cui i loro ritratti furono creati.

Le principali teorie sulla loro identità favoriscono due famiglie locali; o i Lenzi o, per almeno una delle figure, un membro dei Berti, che erano una famiglia della classe operaia del quartiere di Santa Maria Novella di Firenze. Secondo i documenti della famiglia Berti, scoperti di recente (dal 2012), essi possedevano una tomba ai piedi dell’affresco, ed è stato suggerito che potrebbero aver avuto una particolare “fedeltà devozionale” alla venerazione della Santa Trinità. Altre fonti menzionano una tomba Lenzi vicino all’altare, con l’iscrizione “Domenico di Lenzo, et Suorum 1426”, così come altre decorazioni Lenzi nella cappella in quel periodo, e presumono che i ritratti dei donatori siano immagini postume di Domenico (e della sua sposa?); basandosi sulla posa a profilo completo usata per le figure. Nel sistema di datazione fiorentino di quel tempo, l’anno nuovo iniziava il 25 marzo; e tenendo conto della conversione dal calendario giuliano a quello gregoriano, la morte di Domenico, come registrata, sarebbe stata il 19 gennaio 1427.

Si è ipotizzato che Fra’ Alessio Strozzi e/o Filippo Brunelleschi possano essere stati coinvolti, o almeno consultati, nella creazione della Trinità. Il lavoro di Brunelleschi sulla prospettiva lineare e l’architettura ha certamente ispirato il dipinto, e questo è chiaramente dimostrato nel lavoro di Massacio. Il coinvolgimento di Fra’ Alessio è stato posto più sulla questione della rappresentazione appropriata della Santa Trinità, secondo le preferenze e la sensibilità dell’ordine domenicano. Tuttavia, ad oggi, non ci sono prove concrete del coinvolgimento diretto di una di queste due persone, e a causa della mancanza di documentazione sulle circostanze esatte della creazione dell’opera, le teorie sul coinvolgimento di terzi nel processo creativo rimangono speculative.

Giorgio Vasari e Cosimo IEdit

Cosimo I, allora duca di Firenze, commissionò a Giorgio Vasari intorno al 1568 un ampio lavoro di ristrutturazione a Santa Maria Novella, in linea con i gusti e la politica religiosa del tempo. Questo lavoro includeva la riconfigurazione e la ridecorazione dell’area della cappella in cui si trovava l’affresco di Masaccio.

Vasari aveva già scritto di Masaccio, inclusa una menzione molto favorevole di questa specifica opera, nelle sue Vite. Quando arrivò il momento di implementare la ristrutturazione della cappella che conteneva la Trinità, intorno al 1570, Vasari scelse di lasciare l’affresco intatto e di costruire un nuovo altare e un paravento di fronte al dipinto di Masaccio, lasciando un piccolo vuoto e nascondendo e proteggendo efficacemente l’opera precedente. Mentre sembra ragionevolmente chiaro che era intenzione deliberata di Vasari preservare il dipinto di Masaccio, non è chiaro fino a che punto il Duca Cosimo e/o altre “parti interessate” fossero coinvolte in questa decisione. Per decorare il nuovo altare, Vasari dipinse una Madonna del Rosario; l’immagine è rimasta, ma è stata spostata in una posizione diversa all’interno della chiesa.

Riscoperta e storia successivaModifica

La Santa Trinità di Masaccio fu riscoperta quando l’altare del Vasari fu smontato durante i lavori di ristrutturazione nel 1860. La Crocifissione, la parte superiore dell’affresco, fu successivamente trasferita su tela, e ricollocata in un’altra parte della chiesa. Non è chiaro dalle fonti disponibili se la sezione inferiore dell’affresco, la tomba del cadavere, rimase sconosciuta o fu deliberatamente omessa (e forse intonacata) durante i lavori di costruzione del 1860.

Il restauro fu fatto alla sezione della Crocifissione del dipinto in quel periodo, per sostituire le aree mancanti del disegno; soprattutto dettagli architettonici intorno al perimetro dell’opera. Mentre il dipinto era in condizioni danneggiate quando fu riscoperto, è anche probabile che ulteriori danni siano stati causati dal trasferimento dal gesso alla tela.

Nel XX secolo, la parte della tomba del cadavere dell’opera fu riscoperta in situ, e le due metà furono riunite nella loro posizione originale nel 1952. Leonetto Tintori intraprese un lavoro di restauro sull’insieme combinato durante il 1950-1954.

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