Gerard Manley Hopkins (1844-1889) è uno dei miei poeti preferiti per la pura bellezza del suo linguaggio, comprese le parole che ha inventato. Alcune delle sue poesie celebrano e ringraziano la bellezza del mondo – e mi aprono gli occhi, anche quando non capisco ogni sua parola!
Hopkins era un prete gesuita educato a Oxford, quindi naturalmente esprime gratitudine nel linguaggio della sua tradizione. Ma quando si legge il corpo della sua opera, è chiaro che la sua spiritualità ha una portata universale, radicata nel rispetto per la sacralità di tutta la vita in tutta la sua diversità.
In un momento in cui alcuni sono così minacciati dalla diversità da diventare paurosi, odiosi e violenti, cosa potrebbe essere più importante che ringraziare per le “cose macchiate” – umane e naturali – e per l’armonia e la gioia che proviamo quando impariamo a fare la “danza delle differenze”?
P.S. Alcune poesie sono meglio vissute quando le si legge ad alta voce. Provate con questa. E non preoccupatevi se la vostra lingua inciampa nella sua squisita complessità!
Pied Beauty
di Gerard Manley HopkinsLode a Dio per le cose macchiate
per i cieli di due colori come una mucca con la criniera;
per le rose-mole tutte a puntini sulle trote che nuotano;
per le castagne di fuoco fresco; le ali dei fringuelli…(Estratto da Gerard Manley Hopkins: Poems and Prose. Leggi la poesia completa qui.)